La forma perfetta

La forma perfetta - Sabrina Naspi & Elena La Ganga

[Fotografia]

di Sabrina Naspi, Elena La Ganga e Penelope Reversi

Tutta la vita a cercare l’Essenza, tutta la vita a cercare la forma nuova, la forma primordiale attraverso la mia arte che è il corpo.
E poi l’arrivo di Penelope, mia figlia. Un arrivo che con il corpo ha a che fare in maniera imprescindibile. Dal mio corpo nasce, nel mio corpo ha preso forma, nel mio corpo ha dormito, sognato.
Dal mio corpo è uscita, con il dolore e la violenza insita in ogni nascita e in ogni cambiamento.
Un corpo che con la gravidanza e il parto si è evoluto, ha imparato, ha appreso nuovi dolori, nuove forme, nuove gioie, nuovi brividi, nuove necessità.
Un corpo che si fa portatore di senso, si fa portatore di ricordi.
Il mio corpo mi ricorda il legame con mia figlia.
Me lo ricorda il mio stomaco, me lo ricorda il mio seno. Lo sento, sento fisicamente il legame e il passaggio di mia figlia dentro di me.
Legame misterioso, legame reale e al tempo stesso quasi irrazionale.
Simbiosi primordiale, come primordiale è il concepimento e la nascita, atti così semplici, animaleschi che ci avvicinano all’Essenza delle cose.
Prima che Anna mi chiedesse di partecipare al progetto Fotografando l’Incanto, ho voluto fotografare il mio corpo portatore di sapere e di saggezza dopo il parto.
Ho voluto rivivere in maniera performativa tutto il percorso del mio corpo dal concepimento alla nascita di mia figlia e ho chiesto ad Elena di fotografare.
Quando Anna mi ha chiesto di partecipare al progetto ho subito pensato a quegli scatti, e ho pensato che potevano essere il materiale di partenza per cogliere l’Incanto di Penelope di fronte all’Incanto del mio corpo di fronte alla sua stessa nascita.
Ho pensato di fotografare mia figlia, che ora ha quattro anni, di fronte a quelle foto, fotografare
il suo sguardo, la sua curiosità.
Sempre con Elena abbiamo allestito il set fotografico, abbiamo proiettato dall’alto su uno sfondo bianco le mie foto, in modo da permettere a Penelope di osservarle ed essere fotografata nel momento stesso della sorpresa.
E dal set fotografico è nata una nuova cosa, l’Incanto non è stato il suo sguardo, l’Incanto è stato osservare come mia figlia si sia integrata con il suo corpo e con la sua compostezza in quelle mie foto.
Il risultato del lavoro non è stato l’Incanto negli occhi, ma l’Incanto nel corpo di bambina che cerca e trova un posto tra il corpo di sua madre passata.
Durante questa esperienza di creazione artistica con Penelope, ho ritrovato tutto il senso delle parole di Achille Bonito Oliva

… Dunque diciamo che tra arte, artista, bambino e infanzia c’è questa dicotomia: da una parte c’è l’infanzia che serve a vestire l’uomo, che lavora per potenziare l’uomo. Dall’altra c’è l’arte che serve a mettere a nudo l’umanità. …

Da una parte ci sono io donna, madre, artista che con tutto il mio passato e il mio sapere ho tentato di mettere a nudo me stessa in seguito ad un’esperienza fisica primordiale, di spogliarmi del sapere attraverso una regressione e arrivare all’essenza del mio essere e del mio vivere; dall’altra c’è mia figlia che per partecipare al progetto ha dovuto mettere in campo tutto il suo saper fare, tutta la sua capacità di muoversi attraverso lo spazio, tutta la sua capacità di osservare. Io ho dovuto regredire e spogliarmi di sapere, Penelope ha dovuto crescere e mettere in gioco tutta la sua capacità di concentrazione e di consapevolezza del proprio corpo.
In questo sforzo comune e che parte da direzioni opposte abbiamo creato insieme arte. Io mente consapevole alla ricerca dell’istinto primordiale, Penelope mente e ispiratrice inconsapevole di arte, alla ricerca della forma perfetta.

RINGRAZIAMO
Andrea Bassi per il suo aiuto tecnico;
Neon Campobase – Bologna e Let’s dance – Reggio Emilia per averci concesso i loro spazi.